Morto che parla

Diego Armando Maradona non c’è più.
E’ questa la voce che nella mattina di venerdì 16 marzo si è diffusa incontrollata in tutta l’Argentina e da lì in tutto il mondo.
El Pibe de Oro sarebbe morto a causa di un incidente stradale che a 46 anni e proprio quando, grazie ad un operazione chirurgica e al disintossicamento dalle droghe, stava dimagrendo e stava finalmente mettendo una pietra sopra al passato burrascoso che ha contraddistinto gli ultimi anni da calciatore e tutti i seguenti.
Un campione sul campo, un fuoriclasse che ha fatto innamorare una città, Napoli, un intero stato, l’Argentina e l’intero mondo calcistico.
La nazione sudamericana trova con lui un calciatore in grado di trascinare un’intera squadra, capace di segnare con la mano senza farsi vedere diventando per tutti la mano di Dio, un fuoriclasse che parte da metà campo e dribblandosi metà squadra avversaria va a fare un goal che rimarrà nella storia del calcio.
Nella città partenopea si erano innamorati di lui già il primo giorno, quando si è presentato al San Paolo con uno show dei suoi: palleggi infiniti, classe sopraffina, Napoli era ai suoi piedi, a Napoli il referendum aveva sanzionato il ritorno alla monarchia: Maradona è il nuovo Re.
Incanta tutti con le sue giocate e le sue punizioni, fa vincere al Napoli due scudetti e da allora sarà impossibile schiodarlo dal suo trono.
Diego diventa il nome di tantissimi bambini che nascevano in quel periodo nella città partenopea, lui diventa il simbolo di una città che lo ama anche quando, travolto da cocaina e camorra, sembrava un calciatore finito, tanto bravo sul campo, quanto non lo era fuori.
Ieri mattina sembrava la fine di tutto questo, il re aveva abdicato, Napoli (e tutti quelli che lo hanno amato calcisticamente) aveva perso il suo campione, il suo mito, ma non era così, non è così: Diego sta bene, era solo uno scherzo di cattivo gusto, Maradona è ancora meglio ‘e Pelè.

Articolo di Mik75
A Cura del Gruppo Giornalistico di ScudettoWeb

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