Achille, piè incapace

Vederlo con quel sorriso, ma allo stesso tempo con quella rabbia, seduto su quella sedia in conferenza stampa, ti fa ben pensare per il match che si sta per affrontare. Allora confidi in lui. Sai che disastri ha combinato con la nazionale, sai che ne ha fatta una di giusta per cento di sbagliate. Ma dopo la Germania e il suo inutile gol una fiducia rinnovata bisogna concedergliela. Allora te lo aspetti giustamente in campo, lui, riserva di nessuno, superiore, a sua detta, di molti altri giocatori della Juve. Ed eccolo che puntuale compare col suo magico sette, un numero da grandi campioni.
Alessandro Del Piero si noterà, oltre che nel riscaldamento, dopo circa un quarto d’ora di gioco. Regalerà noia, lentezza e un pizzico di rabbia a tutti i tifosi presenti allo stadio o che lo guardavano dal comodo dei propri divani.
Prima del mondiale si ritirò, a dir suo come Achille, per concentrarsi sulla competizione. Ora è sceso e su quella collina non c’è mai voluto tornare. L’invito di riprendere la propria strada per l’isolamento l’hanno indicata i fischi di ottantamila persone presenti a San Siro e le ingiurie dei milioni di telespettatori, sabato sera.
Si ritiri e pensi a com’era, a com’è, a come potrà essere. Si ritiri sulla collina e rifletta. Rifletta se è il caso di continuare a farsi fischiare addosso o è il caso di continuare solo col proprio pubblico che lo difende a priori. Scegliesse eventualmente il secondo ci faccia sapere. C’è pur sempre una bottiglia pronta per festeggiare le grandi occasioni.

Articolo di Zanetti Capitano
A Cura del Gruppo Giornalistico di ScudettoWeb

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