Si è dimesso!

Ormai era nell’aria. Le dimissioni erano inevitabili.
Eppure le premesse per fare bene c’erano tutte.
E’ vero si partiva da un’eredità difficile, una situazione finanziaria pessima, ma era difficile fare peggio di chi lo aveva preceduto, da chi gli aveva lasciato un’eredità pesante e difficile da cancellare. Lui poteva essere l’uomo giusto per portare serenità, per far risalire la china, per dare dopo tanto tempo stabilità e miglioramenti nel tempo.
Tutti si aspettavano grandi cose da e lui ha lavorato: ha costruito una squadra sicuramente eterogenea, ma in apparenza solida e che offriva ampie garanzie per raggiungere gli obiettivi che si era preposto e che facevano ben sperare.
E così, tra le critiche di chi non approvava la sua politica di risanamento, tra gli altalenanti risultati ottenuti, è andato avanti cocciuto per la sua strada convinto di poter far bene nonostante tutto e tutti.
Ma si arriva in un momento in cui è inevitabile gettare la spugna.
Quando qualcuno inizia a non credere più nel tuo progetto, quando i senatori perdono la saggezza che dovrebbe contraddistinguerli per voltarti la faccia e remarti contro, quando anche chi era con te ti sfiducia platealmente, allora in quel momento si scrive la parola fine, ci si alza, si prende il cappotto e si capisce che la sfida è persa.
E così è andata.
Salvatore Campilongo si è dimesso: non è più l’allenatore del Foggia.


Articolo di Mike75
A Cura del Gruppo Giornalistico di ScudettoWeb

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