Arrivare secondi ma essere primi

Ci avevamo sperato fino all’ultimo ma il sogno si è infranto sul più bello ad un passo dal traguardo.
Purtroppo la nazionale femminile di volley non è riuscita a portare a casa quell’oro del campionato del mondo che manca dal 2002.
C’è da dire che a testa china e comunque consapevoli delle proprie forze, le ragazze sono riuscite ad arrivare ad una finale che alla vigilia del torneo sembrava un obiettivo utopistico.
C’è anche da dire che mano a mano che disputavano partite le nostre pallavoliste hanno dimostrato grinta, caparbietà, un grande spirito di squadra e partita dopo partita consolidavano la loro consapevolezza nei propri mezzi.
Ci hanno fatto sognare. Ci hanno fatto sperare.
Con loro abbiamo esultato ad ogni punto conquistato, ad ogni set vinto. Ma alla fine la grande vittoria non è arrivata.
A dire il vero questo argento vale oro e può essere un buon punto di partenza.
Le ragazze sono giovani e ci sono veri e propri talenti nel gruppo.
Il secondo posto di questo torneo non è un punto di arrivo, ma sarà probabilmente il punto da cui dovrà ripartire questa generazione. Una generazione, o un movimento (quello pallavolistico) che troppo spesso vive nell’ombra, probabilmente perchè il denaro che circola intorno a questo sport è nettamente minore rispetto al mondo calcistico.
Forse è vero, calcio e pallavolo sono sport completamente diversi: come gesti tecnici, ma anche come risonanza, come business. Ma ciò che li unisce, come ogni sport, è la passione che viene messa in campo da chi li pratica sin dalla tenera età.
Nel calcio spesso l’aspetto venale prevale troppe volte, sopratutto a certi livelli, su quella che è la valenza sociale e culturale. Lo sport dovrebbe unire, insegnare certi valori quali la lealtà, la sportività, lo spirito di aggregazione, la voglia di migliorarsi sempre, il lavorare sodo per raggiungere certi risultati. Ma spesso il dio denaro offusca ed inquina i sani valori.
Non è un concetto nuovo, ma chi vi scrive è convinto che con meno denaro in circolo probabilmente anche il calcio e le nuove generazioni recupererebbero quei principi che negli ultimi anni si stanno perdendo (e recuperando tali valori probabilmente assisteremmo alla nascita di nuovi talenti italici).
Principi che forse non hanno mai persi quelli che vengono considerati “sport minori”.
Chi pratica questi sport, infatti, con meno denaro, lavora per passione, con cuore e determinazione e a volte risultati importati vengono raggiunti, altre volte sfiorati, dimostrando nell’arco di un intero torneo il proprio assoluto valore.
Di questo bisogna assolutamente ringraziare le nostre azzurre. Di questo dovrebbero prendere atto gli sportivi ben più pagati che spesso e volentieri si comportano da “prime donne”.
Saremo banali, ma il denaro non è tutto nella vita. E’ vero che aiuta, ma spesso nello sport può essere causa di rovina.
Serbia-Italia può essere un punto di partenza per il nuovo ciclo della nazionale azzurra di volley, ma dovrebbe essere anche punto di partenza per molti altri sportivi che dovrebbero riflettere su quello che fanno, su come lo fanno e sul perchè lo fanno. Le ragazze dovrebbero essere un esempio e quello che hanno fatto in Giappone dovrebbe essere un invito a ritrovare quei valori e quei principi che il mondo sportivo attuale (a certi livelli) troppo spesso perde.
Grazie ragazze, grazie azzurre. Siete arrivate seconde nel torneo, ma prime come sportive

Articolo di Kaiserniky
A Cura del Gruppo Giornalistico di ScudettoWeb

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